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Il martedì, per lo più, è una giornata particolarmente dura alla calcara

Politica e cultura

Gravina in Puglia La calcara

L'ha talvolta nell'aspetto e nel contegno una sensibilità così delicata, si direbbe quasi un fluido dell'animo, che conquista e affascina. Già smarrito nella nebbia, nel dì che sorge il Piaggio si comincia a delineare, gramo e disarmonico, confuso e umido, corrotto e pur vivo. Si va svegliando tra sonnacchiose grida e ingrati stridori d'usci sconnessi, comignoli fumanti e stracci penzoloni.
Assonnacchiato, taciturno, con un tremito nel le labbra violacee dal freddo, Carlucce si prepara il tascapane: mezzo panetto, uno stozzarello di formaggio, la fiaschetta del vino, il passamontagna che indosserà appena passa a la porta dell'Aquila. Ma ecco Sèppangel dal l'interno del separé di decenza: - "Apegghjoìt tutt? Ca nan te scùrd u poì'n accamm l'alta dì! e japr l'occhjer!"- grida al figlio, mettendo in quest'ultima raccomandazione tutta l'apprensione sua di circostanza. Non è stato facile per un padre vedovo, senz'altro affetto e speranza che quell'unico suo figlio, ammaestrarlo, com'egli ha fatto, responsabile e beneducato. Ci vuol così poco per un giovane privo di malizia a lasciarsi incantare, a uscir fuori dalle regole!
Infilandosi nel pastrano, con un lampo d'insofferenza subito però repressa, il giovane: - "Sin! Va bun... bongiòrn!"-
Il martedì, per lo più, è una giornata particolarmente dura alla calcara: c'è da sfornaciare e caricare i traini. Dal Piaggio alla calcara di mèst Lanard la strada è alquanto lunga; a passo spedito più o meno una mezz'oretta. Ma il giovane ha preso ormai l'abitudine di passare prima davanti alla casa di massaro Antonio nella speranza di riuscire ad intravedere l'innamorata.
Una scelta naturale in lui, voluta dal cuore.
L'altra Gravina è pur essa già sveglia, in una compunta contentezza di cui pare non rendersi conto. "Uconzasigge"col suo grido stridulo e prolungato, il mugnaio con lo squillo rauco e stonato della tromba lunata, il fotografo coltintinnìo chiaro e vivace del campanellino, giran fin d'ora per vie. La massaia stornella fuor dell'uscio nel mentre sbatte la pezza della polvere, tende la funicella sulle forcelle, getta per strada la mondezza di casa.
Il vecchierello stretto nella mantellina, aspetta trepidante il sole dietro i vetri....
Solo i bimbi, e gli uccelletti, dormono ancora. Alla svolta del vicolo di Sant'Andrea l'andatura del calcarolo, sino allora sollecita ma non rapida, di colpo si fa calma e trascurata. Con l'occhio intenerito e pien di gelosia, il piaggiaro contempla sorpreso tutto lo spazio che custodisce la bella sua.
Quando si ha il cuore prigionier d'amore, l'uomo diviene insensato e corre dietro al sentimento che lo obbliga a condotte a volte sconsiderate. E Carlucce, passionale, passa, e poi ancora ripassa, nella via, e indugia, indugia a scrutar quell'uscio, quella finestra, quei muri.
A poco a poco il ciel si sgombra, e torna il sole. Gravina ripiglia la sua danza con le movenze di sempre; chi va chi viene, chi canta chi grida, chi piange chi ride.
Scortata da mamma Lucì, Sisina se ne va alla"mèst".
Non a passo svelto, di corsa, Carlucce, or razionalista, s'affanna a badare al lavoro suo.
Andrea Riviello,
"Piaggio", Matera, 2003

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