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Città e Territorio
I facchini vendevano i propri muscoli a giornata. Trasportavano sacchi di derrate alimentari nelle case dei padroni, acqua nelle famiglie agiate, valigie e bagagli vari nelle stazioni e nei porti.I facchini erano addetti al trasporto di colli, al carico e scarico di mobili, di pesi insomma.. Svolgevano lavori faticosi e pesanti. Erano spesso alle dipendenza di imprese di trasporto e di spedizione.Sgobbare da facchino si direbbe oggi. Infatti era lavoro duro fare il facchino, per mantenere la famiglia. Ci voleva tanta salute (la sant'oit). Oggi come termine di similitudine, indica persona di modi rozzi, volgari. Nei tempi andati c'era per un dato oggetto da trasportare il facchino adatto. I più robusti erano addetti al trasporto di oggetti e casse pesanti contenenti libri, bottiglie di salsa, piatti e simili. Vi erano facchini che riuscivano a trasportare a spalla pesi eccezionali. Si nutrivano con cibi particolarmente energetici. In estate, per esempio, molto usata era la "cialledda fredd" con pane, acqua, pomodori, cipolla, sale e molto olio. C'era l'usanza a Gravina di traslocare nel mese di maggio. Si chiamavano i facchini per tirare cassetti, smuovere mobili, liberare le parti superiori degli armadi, considerati ripostigli di oggetti usati poche volte.Così spesso nelle case cessava la pace per insetti come scarafaggi, che venivano rincorsi e pestati dai più lesti, mentre i topi venivano inseguiti a colpi di scopa. L'operazione del carico e scarico di mobili poteva considerarsi un rito ed in effetti era un saggio di grande abilità. I facchini trattavano con competenza tutti gli oggetti da trasportare, allo scopo di evitare rotture ed altri danni provocati dal trasporto. Il carico delle masserizie sul carretto, (la trainedd) e relativa legatura costituiva altra sapiente operazione dei facchini.Si trattava di formare un unico blocco di oggetti fra i più disparati ed eterogenei in modo che non potessero sfuggire alla presa delle funi. L'abilità consisteva nell'usare poca corda ottenendo lo stesso risultato di una grossa rete che abbracciasse tutti gli oggetti. Dopo aver effettuato il carico, i facchini seguivano il mezzo di trasporto, a marcia lentissima per ridurre il dondolio delle masserizie. Il conducente si portava al centro della strada per evitare che le pendenze laterali potessero provocare lo scorrere di oggetti. Veniva usata " la martellìne", il freno a mano posto alla culatta del mezzo di trasporto, con la fune in mano era posto un uomo attento a ogni segnale.Durante il raccolto del grano e di altre derrate i facchini venivano impiegati nelle masserie per il trasporto dei sacchi . Per una misera paga e senza diritti di sorta. Negli anni Sessanta molti facchini si riunirono in cooperativa (cosiddette carovane dei facchini), per contrattare le commesse e superare la concorrenza, così nociva ai facchini stessi. Divenne negli anni Settanta un'attività più a misura d'uomo: i facchini utilizzarono nuovi mezzi meccanici e macchinari elettrici. Meno impiego dei muscoli e, forse, più cooperazione tra loro.A Gravina molti ricordano le sedi delle cooperative dei facchini: piazza Arcangelo Scacchi (a la port d' sant m'coil) E il presidente del sodalizio dei facchini (l'vastois) Michele Aquila, sempre lì pronto a contrattare per un nuovo lavoro, assicurando ai sociuna maggiore remunerazione e nuovi diritti sindacali. Ambite erano le commesse con l'Ente pubblico (Comune, Ospedale, Provincia, ecc.) anche se i pagamenti tardavano ad arrivare.Ma erano entrate sicure. Molte famiglie dei facchini, oggi, menano vanto per aver fatto studiare i propri figli e li additano alla comunità gravinese come esempi di emancipazione sociale. Sono tutti ricordi d'altri tempi, preziosi esempi di vita vissuta. Per incoraggiare le nuove generazioni all'intrapresa e al superamento die disagi nel viaggio della vita.
Michele Gismundo