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Città e Territorio
Il calzolaio era un grande lavoratore, impegnato dall'alba al tramonto nella sua bottega, a fare le scarpe nuove e a riparare quelle vecchie. A riparare quelle vecchie, soprattutto a Gravina, un paese agricolo del sud. Per fabbricare un paio di scarpe nuove il calzolaio ci impiegava circa due giorni, dopo aver preso le misure del piede, aver preso atto dei difetti dei piedi del cliente, dopo aver ascoltato le sue esigenze economiche. Usava le forme di legno nella lavorazione delle nuove scarpe. La remunerazione del calzolaio era miseria. Lavorava tanto e guadagnava poco. C'era il motto del calzolaio: "u scarpoire foisc l' scarp a l'alt e jd ve p' l' scarp rott" ( Il calzolaio fa le scarpe agli altri e lui va con le scarpe rotte). Il calzolaio indossava sopra ai suoi abiti un grembiule in tela che proteggeva gli indumenti dai tagli, dai graffi e dall'usura. Egli infatti nello svolgere il suo lavoro faceva delle proprie cosce il piano di lavoro, o il punto di presa o di attrito. Il tavolino da lavoro dei calzolai veniva utilizzato solo per contenere gli utensili e i materiali d'uso, sempre a portata di mano. Per ricavare dalle pezze di pelle o di cuoio il calzolaio appoggiava sulle sue cosce una tavoletta che faceva da piano di contrasto per il taglio; usava le ginocchia come una morsa per trattenere le scarpe da rifinire; avvolgeva il filo per cucire facendone ruotare un capo fra la mano e la coscia; teneva con la bocca un pezzo di spago che avrebbe usato più tardi, ne inumidiva i capi con la saliva; metteva in bocca una piccola quantità di chiodi semenze o di bullette da applicare ai tacchi, e con le labbra ne porgeva una alla volta alla mano, che la inchiodava nella suola o nel tacco. Al calzolaio, oltre al confezionamento delle scarpe, veniva richiesto di riparare tutti quegli oggetti in uso nella campagna in cui compariva il cuoio o la pelle. Tanti anni fa a Gravina c'era un calzolaio, Giuseppe Abruzzese (mest p'ppein u scarpoire), aveva circa quarant'anni ed era piccolo di statura. Appoggiava tutto il suo corpo su due stampelle, perché era disabile dalla nascita e viveva con alcuni suoi parenti, che lo aiutavano in tutto. Non esistevano assegni di accompagnamento o quant'altro per vivere e la solidarietà in quegli anni era sentita e concreta. La sua bottega di lavoro, di pochi metri quadrati, in via Abate Clemente, anticipava l'altra stanza attigua, utilizzata come civile abitazione. "Mest p'ppein u scarpoire", se lo ricordano gli anziani del paese, era sempre seduto su uno sgabello. E alle sue spalle una scaffalatura a più ripiani nella quale erano disposte le scarpe da riparare, le forme e gli altri materiali che occorrevano. Gli utensili che adoperava di frequente facevano tanto rumore: U martjidd - il martello, La t'nagghij - la tenaglia, L' punt'n - i chiodini, L' s'mmic - i chiodini più piccoli, U 'mmast'c - il mastice (colla), L'assugghij - il punteruolo, e tanti altri arnesi. Nessuna insegna lo contraddistingueva, "Mest p'ppein u scarpoire " era conosciuto da tutti, ed era comunista. Ostentava entusiasmo ad ogni manifestazione organizzata dai Compagni di partito. Era molto socievole e nella sua bottega si trattenevano alcuni paesani per fare quattro chiacchiere. Gli argomenti erano tanti, si parlava del tempo e delle stagioni, della vendemmia, dei fatterelli che accadevano nel paese. Ma si finiva sempre nella politica, allora la discussione si faceva più accesa. Ma alla fine tutti tornavano alle loro case sereni come se niente fosse stato detto. E il giorno seguente il rituale era lo stesso. Questa era la vita del calzolaio. La lavorazione delle scarpe, oggi , è quella industriale, che riesce a soddisfare tutte le esigenze del mercato italiano e in parte di quello estero. Le scarpe sono diventate un accessorio fondamentale della moda, che le trasforma, di volta in volta, secondo il gusto del momento. Una volta invece, quando le necessità estetiche erano molto meno sentite e le scarpe dovevano durare il più a lungo possibile, il calzolaio riusciva a soddisfare tutte le esigenze. Com'era bello e piacevole quell''odore di cuoio e di mastice, lo si percepiva già nelle immediate vicinanze della bottega del calzolaio. Ricordi d'altri tempi, che fanno bene al cuore.
Michele Gismundo