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Città e Territorio
Il seminarista
Don Giovannino Colangelo (Gravina in Puglia - 11 novembre 1881 - 15 febbraio 1960), sesto degli otto figli di Michele e di Giacoma Braia, nacque a Gravina in Puglia l'11 novembre 1881, battezzato il giorno successivo alla nascita da don Giuseppe Nocca. Si spense in Gravina il giorno 15 febbraio del 1960. Crebbe nella numerosa e morigerata famiglia di "massaro Michele", al servizio dei proprietari Loglisci (Feroce). Nonostante le ristrettezze economiche, i genitori lo "mandarono a scuola" perché conseguisse l'istruzione di base presso la Scuola elementare, dove conseguì la licenza per proseguire gli studi secondari. Il ragazzo attestava buoni doti intellettive, predisposizione allo studio e segni particolari di vocazione per la vita ecclesiastica, per cui fu iscritto al Seminario diocesano di Gravina. Risultò uno studente modello per disciplina, per impegni culturali e, soprattutto, per il buon profitto. "Per Giovannino lo studio fu tutto amore … consapevole di ciò che l'attendeva …sì da essere uno dei primi del suo corso". Giovanni, sicuro della sua vocazione, conseguì gli ordini minori e maggiori per consacrarsi a Dio come fedele ministro. Fu uno speciale devoto alla Madonna a cui si affidava costantemente e dedicava preghiere e rosario quotidiano. "Nel giorno dedicato a Maria Assunta volle fare la sua consacrazione totale al Signore, compiendo quel "grande passo " e ricevendo l'ordine del suddiaconato dalle mani di mons. Salvatore. Consacrò se stesso a Maria; si votò a Lei come schiavo d'amore, riponendo sotto la sua materna protezione tutta la propria vita e tutto il proprio ministero. Il Rosario quotidiano, la pratica delle virtù, l'amore al sacrificio, la modestia furono tutte doti che il Nostro chierico osservava con tanta edificante diligenza da attirare su di sé lo sguardo e l'ammirazione dei suoi superiori e dei suoi colleghi". Monsignor Vincenzo Salvatore, vescovo di Gravina, lo consacrò sacerdote il 24 settembre del 1904, giorno della festa di Maria Santissima della Mercede.
Sacerdote, educatore e benefattore
Don Giovanni celebrò la sua prima Santa Messa il 24 novembre 1904, sentendo la difficoltà di una carente preparazione teologica. Pertanto si trasferì nel Seminario di Napoli ove conseguì la laurea in Teologia e la completa e necessaria formazione per espletare l'apostolato sacerdotale. Quando rientrò a Gravina, monsignor Salvatore lo inviò nella borgata di Poggiorsini come vicario economo dell'unica parrocchia di Maria Santissima dei Sette Dolori. In quella borgata operò per circa 6 mesi con tanta riservatezza e senza preferenze; frequentava le case dei parrocchiani solo per fini pastorali; riceveva in chiesa, oltre le sacre funzioni, tutti coloro che desideravano confessarsi e dialogare, consigliando e aiutando senza distinzioni e debolezze. Fu un breve ed intenso tirocinio per conoscere l'animo umano e scoprire le strategie per curarlo e guidarlo nella vita umile e caritatevole. Dalla parrocchia di Poggiorsini fu trasferito presso la parrocchia di S. Matteo. Nel 1908 divenne vicario e stretto collaboratore di don Giovanni Calabrese, sacerdote dotto e pio, parroco di San Nicola. In questa parrocchia don Giovannino Colangelo spese tutta la sua energia spirituale e missionaria, 20 anni come vice parroco, 30 come parroco perché si trovò in un ambiente favorevole, in cui si attivò per esplicare una intensa e particolare azione sacerdotale e sociale, specialmente in circostanze di particolari necessità. Tra il 1917 e 1918 Gravina fu colpita dalla "Epidemia Spagnola", che aggiunse morti e dolori a quelli prodotti dalla Prima guerra mondiale. In quella circostanza, don Giovannino, sprezzante del pericolo si recava in casa degli ammalati portando conforto e sostegno di ogni tipo. Sua Eccellenza monsignor Fra Giovanni Maria Sanna il 10 maggio del 1927 lo nominò parroco della parrocchia di S. Nicola e S. Cecilia, rimasta vacante per la rinunzia del parroco don Giovanni Calabrese. Il neo parroco godeva, già, di tanta stima e tantissima fiducia dei suoi concittadini, per cui non si lasciò prendere da programmi di feste di possesso ma si dedicò al suo servizio sacerdotale per curare lo spirito ma anche le menti delle sue anime, analfabete e superstiziose. L'incontro con un quindicenne misero e analfabeta e l'indignazione verso l'ignoranza che abbrutiva la popolazione lo indussero a costruire a sue spese ambienti per dar vita ad una Scuola Popolare per adulti analfabeti, che istruì con l'aiuto di insegnanti e sacerdoti volontari fino a quando la Civica Amministrazione fece sua l'iniziativa con impegni finanziari. "Don Giovannino vide nel povero analfabeta il fratello che chiede aiuto. Ebbe del povero una visione umana e cristiana, perché era convinto che il povero non ha nazione, né classe, né razza, né partito: è l'uomo che domanda a tutti comprensione ed amore, in nome di Dio". La collegiata di San Nicola e S. Cecilia aveva ereditato da benefattori, soprattutto dalla famiglia Lupi, diverse proprietà urbane e terre circostanti e lontane dall'abitato di Gravina. Tra quelle terre c'era il "Parco S. Eligio", costituito da oltre 10 ettari di terre, situati a nord-ovest tra via Aquila Grande (oggi corso A. Moro) via Spinazzola e zona "Fazzatoia-Linificio-Campo sportivo". Don Giovannino, per consentire alle famiglie meno abbienti la costruirsi di una abitazione fece frazionare in piccoli lotti il detto "Parco S. Eligio" e li vendette a censo perpetuo o redimibile. Fu una occasione filantropica per molti cittadini ed una occasione propizia per il parroco per acquisire fondi da destinare al necessario restauro della chiesa, per restauro di immobili adiacenti, per costruire la canonica, per acquistare l'indispensabile organo a canne. A margine del parco riservò un triangolo di terreno su cui fece erigere una grande nicchia e vi fece collocare una grande statua della Vergine Immacolata. Il triangolo fu murato e chiuso con una cancellata in ferro ed il terreno trasformato in un giardino di piante e fiori. Quel luogo fu meta di processioni e pellegrinaggi dei parrocchiani di don Giovannino. Fu una delle tante testimonianze della sua pia devozione alla Madonna ed impegno per incentivare il culto e la preghiera nel popolo gravinese. Quelle iniziative suscitarono plauso, ammirazione e non mancarono critiche e contrapposizioni, che il buon parroco seppe contenere ed affrontare con spirito cristiano e necessaria fermezza, perché convinto di aver operato per il bene della comunità cittadina e per i parrocchiani e, quindi, in sintonia con il buon volere di Dio e dello Spirito santo, che lo aveva ispirato e sostenuto. "Buon samaritano per tutti; a lui tutti ricorrevano, di notte e di giorno; lui desideravano i moribondi, tutta Gravina divenne la sua parrocchia, a tutti si mostrava fratello, padre, guida". Con don Giovannino la parrocchia di S. Nicola fu centro di attività catechistica, di vita eucaristica, e di carità verso i poveri. Istituì la Confraternita del SS. Sacramento. che ebbe come scopo primario il Culto Eucaristico. Per quella circostanza fondò "Il gruppo dei Paggetti d'onore del SS. Sacramento" impegnando tutti i fanciulli e ragazzi della parrocchia, che, con la loro partecipazione in divisa, contribuiva ai festeggiamenti del Corpus Domini e in occasione di giornate religiose solenni. Scrisse don Carlo Caputo: "La devozione alla SS. Eucarestia era l'anima del suo apostolato. E a sera inoltrata quando noi ragazzi desideravamo andar via per tuffarci nei giochi, dovevamo ancora fermarci col Parroco per dare l'ultimo saluto a Gesù Eucarestia. Don Giovannino fu anche uomo di carità, per cui ogni settimana riceveva i poveri che andavano a trovarlo per ricevere aiuti e consigli.". Ogni sua azione mirava al sollievo dell'esistenza materiale e spirituale dei suoi parrocchiani e non, tra cui cercò di trovare altri giovani da preparare al servizio di Dio e della Chiesa. "Se oggi in Gravina abbiamo un clero valido lo dobbiamo in gran parte a don Giovannino Colangelo. Egli fu, anzitutto, forgiatore di anime e grande evangelizzatore. Mi sembra che questo sia l'opera più fulgida della sua vita! Dopo 33 anni di Parroco, si preparò al tramonto. Noi tutti lo ricordiamo tremante e macilento. Soffriva nel suo corpo e nel suo spirito, specialmente quando incominciò a rinunciare, poco a poco, a tutti i suoi incarichi e compiti sacerdotali. A causa d'una caduta, fu costretto, poi, a rimanere sempre a letto o seduto in poltrona. E quando noi sacerdoti giovani andavamo per visitarlo, lo trovavamo sempre in preghiera. Il 15 febbraio 1960 don Giovannino mori santamente alle 18,45 munito di tutti i conforti religiosi, all'età di 78 anni".
Fedele RAGUSO
BIBLIOGRAFIA
ARCHIVIO COMUNNE DI GRAVINA (A.C.G.), Registri di Stato Civile e Anagrafe, Scheda di Colangelo Giovanni.
CAPUTO C., Servi inutili. La chiesa di Gravina e i suoi preti, Cassano Murge 1986, pp. 142-146.
CASINO A., La bontà non muore. Don Giovannino Colangelo. Parroco di San Nicola, Mezzina, Molfetta 1972
via Don Giovanni Colangelo