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Città e Territorio
Domenico Digiesi, figlio di Michele, bracciante, e di Carmela Tota, casalinga, nacque a Gravina in Puglia (Bari) il 14 gennaio del 1867. Lo zio sacerdote, don Filippo Digiesi, predispose il futuro del piccolo Domenico, curò ed incentivò la vocazione al sacerdozio. Fu consacrato sacerdote da monsignor Vincenzo Salvatore, vescovo di Gravina, il primo novembre del 1889.
Il sacerdote e insegnante
Don Domenico, divenuto sacerdote, volle completare e migliorare la sua formazione culturale: si iscrisse alla Facoltà di Scienze Naturali dell'Università degli Studi di Napoli e vi conseguì la laurea in Scienze Naturali. Da teologo e dottore in Scienze Naturali rientrò a Gravina come giovane colto, serio, dignitoso, affabile, ma si trovò a contatto con un mondo gravinese diverso da quello napoletano, culturalmente limitato e carente spiritualmente. Si presentò al suo popolo abbarbicato alla preghiera, alla meditazione, alla liturgia, al canto sacro, cosciente della sua altezza eccezionale e preparato alla triste possibilità di poter discendere in basso come e più degli altri. La sua giovinezza sacerdotale portò un po' di respiro spirituale in un ambiente in cui qualche fratello, che aveva rinnegato Dio e la propria formazione sacerdotale, aveva fatto deserto in tante anime, specialmente, di analfabeti. Fu cappellano della Madonna delle Grazie ed Archivista Capitolare, rettore della chiesa di S. Agostino per 30 anni. Divenne Arcidiacono del Capitolo della Cattedrale. Don Domenico fu un prete straordinario, animato da una grande carità: povero, seppe capire e aiutare i poveri. Don Domenico fu, innanzitutto confessore, consigliere, e Padre Spirituale: mai di cattivo umore, mai ironico e sarcastico: sorrideva sempre, per trasmettere gioia, per esprimere l'amore di Gesù, ascoltare tutti, per infondere negli spiriti pace e serenità. Il 9 giugno 1937 don Domenico, munito dei Santi Sacramenti, si spense nell'Ospedale di Gravina, assistito e confortato dai confratelli sacerdoti.
Il Musicista
Il giovane sacerdote don Domenico possedeva un animo giovanile, aperto e predisposto alla melodia della musica e del canto. Sentiva la musica nell'intimo tanto da comporre melodie con qualsiasi testo letterario. Le sue dita lunghe, affusolate, erano fatte proprio per la tastiera. Il sacerdote-musicista don Domenico, quando fu a Gravina, introdusse il canto gregoriano con assiduo impegno, nelle celebrazioni liturgiche. Compositore, organista, maestro di due meravigliose Schola Cantorum a Gravina e a Gioia del Colle ed erano, queste cantorie, il suo fiore all'occhiello. Aveva cantorie anche a Santeramo e Acquaviva. I poderosi cori da lui preparati e diretti, non solo a Gravina, ma anche a Santeramo, Altamura, Gioia, Modugno, Bari, Spinazzola, Minervino suscitavano ammirazione, silenzio, raccoglimento, gusto del divino. La sua arte musicale fu tutta luce e calore. La sua vita fu una musica armoniosa: l'armonia di una bella intelligenza accoppiata ad un grande cuore.
Il poeta
Il canonico Digiesi fu anche poeta, soprattutto, in vernacolo, e comunque ispirato dalle muse dell'arte poetica. Le sue poesie dialettali, sono pregne della genuinità del suo animo, fatta di concetti seri, veri, quotidiani, quali testimonianze del vivere quotidiano fatto di battute, proverbi Da sacerdote-poeta interpretò la natura, l'arte, i moti dell'animo: bozzetti e quadretti di vita paesana, con colori variopinti di aggettivi, richiami storici, antichi. I suoi versi manifestano che avvertiva i segni della dimora di Cristo fra i suoi fratelli, specie i più poveri e riconosceva gli inesausti andirivieni del Cristo sui crocevia delle coscienze e non solo sui tornanti della storia. Famosi i suoi dialoghi scritti pure in dialetto. Egli, come poeta, riusciva a trasformare in anima la propria intelligenza e la propria arte. Tutta la sua produzione letteraria e musicale è andata dispersa: il suo Organo personale che aveva fatto costruire nella sua abitazione fu regalato ad un convento di Suore a Troia (Foggia); le sue composizioni musicali (S. Messe, Ave Maria, Te Deum, inni mariani ed eucaristici, poesie) furono regalati dai familiari a istituti religiosi e a sacerdoti musicisti; i suoi scritti dialettali andarono dispersi, recuperabili dalle pagine del Bollettino Diocesano: "Pace e Bene".
Fedele RAGUSO
ARCHIVIO COMUNE DI GRAVINA, Registri di Stato Civile e Anagrafe, Schede di Digiesi Domenico.
CAPUTO Carlo, Servi inutili. La chiesa di Gravina e i suoi preti, Cassano Murge (BA) 1986.
CASINO Angelo, Il canonico Digiesi, Molfetta (BA) 1988.
Don Domenico Digiesi con la sua famiglia