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Chiesa e Convento di Santa Sofia

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CENNI STORICI

Santa Sofia, la chiesa dalla duchessa Angela Castriota Scandemberg


La chiesa di Santa Sofia, nella via omonima, n. 11, a Gravina in Puglia, accoglie le spoglie della duchessa Angela Castriota Scandemberg. Il monumento sepolcrale a sinistra dell'altare maggiore, è di marmo bianco. La base reca sui due lati le insegne di Casa Orsini e dei Castriota Scandemberg. L'edicola centrale reca in basso l'urna adorna di puttini , fregio floreale e drappi; in alto nel timpano una Madonna con bambino. Dopo tante attribuzioni, il monumento è stato assegnato prima alla mano di Bartolomeo Ordonez, ultimamente alla mano di Gian Giacomo De Brixia. La chiesa fu ampliata e decorata, sui resti di una chiesa di qualche secolo precedente e dedicata a Santa Sofia, proprio dalla duchessa Angela Castriota Scandemberg. Nel 1539 il marito Ferdinando Orsini d'Aragona vi aggiunse un monastero di Clarisse, intitolandolo a Santa Maria della Scala, che, a distanza di un secolo, doveva accogliere, come suora, un'altra Orsini: Fulvia, sorella di Papa Benedetto XIII. L'esistenza della chiesa è certamente antecedente a quella dell'annesso monastero. La piccola chiesa fu oggetto di ampliamento ed abbellimento da parte della duchessa Angela Castriota Scandemberg nei primissimi anni del secolo sedicesimo. Fu proprio in questa chiesa che la duchessa, morta nel 1518, fu sepolta riservandole un monumento sepolcrale degno di nota. Nella prima metà del secolo sedicesimo fu annesso alla chiesa un monastero dell'ordine di Santa Chiara denominato di Santa Maria Scala Coeli. Esso, come la chiesa, godette del beneficio sempre in casa orsini, che elargì somme e rendita per il suo mantenimento. La chiesetta è ad una navata, il soffitto in cassettone di legno decorato con rosette, al centro del quale è una tela raffigurante la sagra famiglia. Corre in alto un coro di legno tarlato e indorato, l'altare maggiore è adorno di una tela raffigurante la Madonna della Scale con Santa Orsola e Santa Apollonia, A destra dell'altare c'è il comunichino di argento lavorato a balzo. Interno: a navata unica a tre archi per lato, in parte coperti e murati, scolpiti in riquadri e rosette negli stipiti e nei sottarchi. Presbiterio coperto da cupola a otto costoloni e lanterna. I costoloni partono da un tamburo pure ortogonale, che ne è spartito anche all'esterno; mentre la lanterna lo è da colonnette. Soffitto, in legno cassettonato e decorato analogamente agli stipiti e sottarchi, con al centro una "Sacra Famiglia", riferibile a Scuola Romana del secolo XVI. Sui tre lati coretti lignei di forma convessa in alto, traforo a quadretti e fregio superiore. Sugli altari le tele de: "La Madonna del Carmelo e Sante" e di una "Sacra Conversazione". "Madonna della Scala": attribuita a Scuola Romana del secolo XVII. "Portella di comunichino": a destra del presbiterio, in argento sbalzato e con la figurazione del "Divin Pellicano". "Sepolcro Orsini-Scandemberg": a sinistra del presbitero. Eretto a cura del marito, è un classico esempio d'arte rinascimentale, attribuito - per la sua analogia con quello di Galeazzo Pandono in Napoli - a Giovanni Miriliano da Nola, ma più recentemente a un seguace di Bartolomeo Ordonez. Tutto in pietra calcarea e marmo, la classica edicola fiancheggiata da pilastri, si innalza sul basamento rettangolare. Sotto l'arcata e sul piedistallo con epigrafe, il ricco sarcofago marmoreo a fiori e drappi e con sul coperchio due angioletti dormienti. Monastero: all'ex convento delle Clarisse si accede da una scala esterna alla chiesa. A chiostro - visibile internamente su due lati - pianta quadrata e doppio porticato con arcate a tutto sesto; a pilastri nel pianoterra e a colonne nel piano superiore. Notevole la leggiadra varietà dei capitelli e la soluzione d'angolo con pilastri. Del convento, a cui si accedeva dalla via, oggi, Donato Cristiani, sono visibili resti, molto deteriorati, delle logge del cortile.

Fonte:
Giuseppe Lucatuorto, "Gravina", Ed. Centro Librario, Bari 1966
Fedele Raguso-Marisa D'Agostino, "In Gravina per le vie", Lito Pubblicità & Stampa, Bari 1984


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