L’estate è vicina perché Dio è tra noi - GRAVINAOGGI

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L’estate è vicina perché Dio è tra noi

Politica e cultura


E chi direbbe mai che sotto la scorza del ramo si nasconde un piccolo e fragile germoglio? E chi direbbe mai che dalle asperità di una vita può nascere altra vita? E chi oserebbe chiamare “tenero” un ramo nodoso, così duro che graffia le mani, per invitare a guardare meglio, a guardare bene, ad avere uno sguardo più profondo? Certo che a Lui non sfugge niente: quanto gli piacciono i dettagli a questo Dio. Le cose piccole e per noi insignificanti, come gli spiccioli della vedova della scorsa settimana, per Lui diventano eventi enormi, si trasformano in pietre da cui riparte il futuro, segnali che profumano di una speranza viva, concreta, già presente. Oggi Gesù sposta i nostri occhi, come al solito ci consiglia di cambiare la direzione dei nostri sguardi e di prestare attenzione non al fragore della tempesta, ma alla silenziosa, umile e prepotente presenza della vita. E questo brano di Vangelo sembra quasi uno scherzo di Dio: si passa dalla paura alla speranza, dallo spavento alle lacrime di commozione. Un’altalena di emozioni, una
 montagna russa di brividi. “L’estate è vicina” quando senti solo un piccolo gonfiore della gemma, quando intorno è ancora tutto e solo buio e freddo, quando il cielo sembra crollarti addosso. L’estate è vicina come è vicino il tuo Dio, basta aprirgli la porta e sarai investito dal suo tepore, dall’abbraccio della sua festa: non fermarti a contemplare le macerie, ma guarda bene, ci sono sentinelle di vita, innumerevoli germogli che portano innumerevoli promesse di frutti. La vita è qua, per sempre. L’estate è vicina, Dio è vicino: “vicino” che deriva da “vicus”, che viene tradotto con vico, borgo, villaggio. Dio è nelle nostre strade, cammina con noi, siede sulle nostre panchine, si appoggia ai nostri muri, passeggia mano nella mano con noi. Se ne abbiamo voglia. Se saremo capaci di riconoscerlo. Se non ci lasceremo distrarre dai rumori assordanti e diventeremo capaci di perderci nei dettagli, nelle gemme rigonfie di vita che sono là, appese per noi. Abbiamo bisogno di altri occhi, di un cuore tenero come quel ramo che si lascia dilatare dalla fame della vita, costi pure uno strappo, costi pure una lacerazione. Abbiamo bisogno di imparare a guardare bene, come Pollicino in cerca di sassolini per ritrovare la strada, per scoprire meravigliati i segnali di un Dio che ama nascondersi nei frammenti, nelle piccolezze che siamo abituati ad ignorare o a sottovalutare, nelle minuzie che ci sfuggono davanti agli occhi. «La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori» scriveva Alda Merini: potranno cadere le stelle e la luna potrà pure spegnersi, ma l’estate sarà sempre vicina, e sarà piena di luce, quella luce che rivela i dettagli. I dettagli in cui si perde e si trova Dio.
Luigi Verdi avvenire.it



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