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Politica e cultura
Angelo Loglisci, gravinese "classe "47", è un vero maestro intrecciatore di spighe di grano. Una passione acquisita da fanciullo, nella durezza degli addiacci, pastorello sulla Murgia barese. Angelo si racconta ed ostenta le sue abilità nell'intrecciare le spighe di grano, quelle spighe di grano della varietà "Senatore Cappelli". Il nome ai più non dirà niente, ma molti ricorderanno il filmato storico in cui Benito Mussolini lo falciava e raccoglieva. Si chiama proprio così, in onore del senatore abruzzese Raffaele Cappelli, promotore nei primi del '900 della riforma agraria che ha portato alla distinzione tra grani duri e teneri. Per decenni è stata la coltivazione più diffusa nel Sud . Il frumento Cappelli è infatti un grano che ha caratteristiche particolari. Le sue spighe sono alte più di un metro e ottanta con culmi forti, semipieni e alti 150 cm. Angelo è orgoglioso di essere stato pastorello, contadino, muratore e carpentiere prima di arrivare al traguardo della pensione. Possiede un' abilità straordinaria nella realizzazione di manufatti ornamentali di spighe di grano intrecciate (fontane, ponti, oggetti religiosi, ecc.).
Angelo osserva che gli intrecci di spighe si preparavano prima della trebbiatura e venivano portati in processione dai contadini per il ringraziamento del buon raccolto. Le spighe quindi simbolo legato alla divinità Demetra, la "madre del grano", del raccolto e delle messi.
I culmi di queste graminacee venivano prima bagnati e lasciati in acqua per 10 minuti in modo da renderli più facili agli intrecci (mazzetti di 10 - 40 spighe).
L'arte sopraffina di realizzare intrecci di spighe di grano è stata tramandata di generazione in generazione. E' un'arte paziente, complessa, che richiedeva abilità, perseveranza e capacità non comuni. Negli anni della ricostruzione, nel dopoguerra quasi tutte le famiglie contadine lavoravano in casa le spighe di grano. Era piacevole - ci racconta Angelo - osservare, nel corso delle serate e delle nottate di fine giugno e del mese di luglio, nelle masserie sotto ai porticati o all'aria aperta (se le condizioni climatiche lo permettevano), contadini o pastori e spesso gruppi di donne indaffarate in questo lavoro. E così, tra una conversazione e l'altra, si tramandava questa arte antica, che per alcuni aspetti davvero unica nel suo genere. Con la tradizione si trasmetteva anche un pezzo di storia che, nella sua semplicità, ha pur sempre un suo fascino ed una sua peculiarità. E' la storia di quelle contrade di campagna, dove era ancora possibile vivere in una dimensione realmente umana, con maggior serenità, con più contatti sociali e rispetto della dignità altrui.
Gli appassionati della realizzazione di manufatti ornamentali con l'intreccio delle spighe di grano si sono ridotti nel numero rispetto a quelle di un tempo, quasi scomparsi del tutto. Qui a Gravina in Puglia fortunatamente c'è Angelo Loglisci in via del Museo (info: 3397056052) . Angelo è entusiasta anche della eventualità di "dare lezioni" di intrecciatore di spighe di grano ad alcuni giovani di Gravina. Tramandare di generazioni in generazioni le competenze e le abilità di un tempo, quelle della civiltà contadina, è certamente una passione. Ed Angelo è bravo anche in questo. Rimane un "obbligo" quindi non lasciar cadere nell'oblio quelle arti quasi magiche dei nostri " cafoni e pastori della Murgia" i quali con dignità hanno saputo offrire ai propri figli un futuro migliore.
(m.g.)